COLORADO TRAIL RACE "CTR"
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"IL MOSTRO"
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START DURANGO partenza 28 luglio 2019 ore 4:00 (Italia 12:00)
Distanza: 900 km Dislivello: 21.000 m+ Quota max: 4000 m
Difficoltà da 1 a 10: 9
 
8 Luglio 2019
 
Suona il telefono, la sua sveglia, la mia sveglia, mi giro come un felino e la spengo subito per non svegliare chi è in casa e i vicini.
La porta del balcone è semi aperta.
Cerco di rubare un po’ di fresco in questi giorni davvero troppo torridi qui a Cagliari.
E’ ancora buio, ma io so che ore sono.
Di già?
Ho l’impressione di essermi appena coricato, mi sento gli occhi gonfi e faccio fatica ad aprirli completamente.
A volte il tempo non passa mai, ma questa volta, ancora una volta, è volato…
 
Si lo so, sono le 04:40.
 
Fa un caldo bestia in camera.
Sveglio con gli occhi chiusi rimango sdraiato ancora qualche secondo, pensando allo stesso identico gesto che farò tra qualche settimana, lontano dal mio comodo letto, lontano dalle mie sicurezze, ma in mano alla vera, sincera e qualche volta spietata Madre Natura.
Mi alzo e piano piano riprendo possesso del mio corpo.
Scendo le scale scorrendo sul passamano con gli occhi socchiusi e gustando la temperatura neutra percepita dai miei piedi scalzi sui gradini in legno.
Continuo verso la cucina sempre nella penombra e accendo la macchina per il caffè d’orzo, sono già pronto per vestirmi, indosso solamente una canottiera leggera. Prima però mi fermo in bagno e metto la testa sotto una debole doccia fresca e piacevolmente mi strofino con energia gli occhi. Comincio a prendere energia e quando torno in cucina e attivo l’interruttore; la luce del lampadario non mi acceca.
L’orzo è sceso tutto nella tazza, ma io ho già dato 2 morsi al panino con miele e tolto le 2 borracce grandi dal frigo.
La roba è lì sulla sedia.
L’ho preparata ieri sera… poca in realtà, non serve molto: calze, pantaloncini, maglietta, manicotti anti UV e sottocasco.
Indosso per primi i calzini.
Metto un po’ di crema sull’inguine, un po’ da una parte, un po’ dall’altra e faccio salire con attenzione i pantaloncini e i manicotti.
Infine, indosso la maglietta che mi sembra fresca e il sottocasco.
 
Si, sto andando in bici, quella da strada.
 
Fuori il semi buio si mescola con le luci arancioni dei lampioni sui marciapiedi della strada e qualche particolare inizia a definirsi.
Con le borracce che mi ghiacciano le mani esco sulla veranda e mi avvicino al grande tavolo in legno dove avevo già preparato appoggiata la bici e messo sopra il resto del materiale.
Con sicuri movimenti collaudati nel tempo, indosso scarpe, giubbetto catarifrangente, casco e guanti, gli occhiali scuri li metto in tasca per usarli più tardi.
Attraverso il giardino, le piccole luci sulla bici sono accese quando esco dal cancello e raggiungo la strada asfaltata.
 
Sono le 05:00.
 
Io abito al limite superiore del paese e i primi km sono in leggera discesa.
Aaaaaaa che spettacoloooooo, finalmente un po’ di frescooooooo… 25-27 gradi.
Che bella pedalata leggera e poi… fantastico… comincia ad albeggiare.
Così iniziano le mie giornate da qualche settimana, a giorni alterni, fino alle 09:00-10:00 per fare 90-120 km.
E’ una scelta obbligata, questa di uscire il mattino presto, perché poi le temperature sono veramente proibitive, superano i 35-37 gradi e mi tolgono troppa energia.
Perché faccio questo a 56 anni?
 
Devo dire la verità, a me non è che piaccia poi così tanto il ciclismo, non lo seguo neppure, invece mi piace molto fare attraversate in generale e per questo nella mia vita ho utilizzato intensamente la bici che mi permette di fare tantissimi km in poco tempo, a differenza del trekking.
Mi piacciono moltissimo i viaggi-avventura esplorativi in autosufficienza e in solitario e mi piacciono, tanto tanto, anche le gare avventurose no stop di ultra-distanza in gruppo.
In queste ultime trovo un qualcosa di completamente diverso e nuovo nello spingersi continuamente oltre, cercare di andare più forte, viaggiare con i dubbi delle tenebre, essere frustati dal freddo o dalla pioggia, portare o spingere la bici per ore e ore, dormire in una buca, esaurirsi oltre il limite privandosi completamente delle comodità. Mi piace.
Queste situazioni estreme mi attraggono, le ho fatte mie negli anni ed ora mentalmente le affronto come fossero normali, consapevole di essere anche diverso dagli altri.
In questi disagi la mia mente gioca tentando di sfiorare la primordialità.
Sicuramente per me esperienze importanti e forti per sentirmi vivo.
Cerco l’emozione che non potrò mai raccontare, cerco la medaglia che non mostrerò mai, ma posso vedere e sentire cosa potrà fare e dare il mio corpo.
Lo uso, il mio corpo, come fonte di piacere, di dolore e sofferenza contemporaneamente.
Questo non mi riempie di gioia assoluta, ma mi rende fiero e mi segna sicuramente con una nuova impronta interiore.
So che questo pensiero non è per tutti, e capisco benissimo che potrebbe non essere condiviso dalla maggioranza delle persone.
Ma io ho sempre avuto ben chiaro che la nostra routine, i nostri usi, i nostri insegnamenti, le proposte bombardateci addosso, spesso ci distraggono e inconsciamente agiamo in maniera passiva e non prendiamo mai decisioni forti.
Apparente simili, ma per me i viaggi e i Trails sono 2 modi completamente diversi di vivere l’avventura.
In viaggio guardo, incontro conosco e mi soffermo su tutto quello che mi sta attorno, in queste gare invece l'introspezione prima di tutto, mi osservo e scruto scrupolosamente il mio interno nutrendomi di emozioni sconosciute.
 
Perché faccio questo a 56 anni?
 
Semplicemente nella mia vita ho rincorso dei sogni, a volte piccoli a volte grandi e ho cercato sempre di realizzarli.
E lo faccio ancora oggi.
Spesso i sogni possono rasentare la follia, ma qual è il sogno che agli occhi di un altro non è follia? Non si può e non si ha alcun diritto giudicare il sogno di qualcun altro, grande o piccolo, più o meno pericoloso che sia, perché il domani magari cancella un sogno "impossibile" che lo era stato per anni, decenni, secoli, milleni.
Il Sogno è qualche cosa di immenso, è un’entità che non vedi ma è sempre presente e ti avvolge in continuazione, ti fa perdere la testa, ti fa disperare… finché non lo realizzi, o perlomeno ci provi… qualche volta ti fa anche del male o morire addirittura.
Ma tu che lo hai partorito, lo ami e lo odi e te lo senti come una seconda pelle giovane anche se la tua reale invecchia.
Spesso, come si dice, rimane nel cassetto… si riempie di polvere, ma non perde mai la sua consistenza ed energia.
Il sogno non realizzato non ti abbandona mai, te lo ritrovi accanto nelle notti per tutta la vita.
 
Il mio, era lì da diversi anni, ed ora, spero di poterlo cavalcare e realizzarlo…
 
CTR arrivooooo Cin Cin.
Perché faccio questo a 56 anni?
 
Perché il 28 luglio sarò alla partenza con altri 75 biker ad una delle 3 gare più ambite e famose in America, un’esperienza estrema, forse la più difficile e pericolosa.
La Colorado Trail Race, CTR.
Ci saranno biker lì per correre forte, da soli o a coppie, altri saranno lì per pedalare con gli altri del gruppo, ognuno avrà la propria motivazione, ma in generale sarà un momento emozionante per tutti sulla spietata Colorado Trail.
Tutti i partecipanti attendono con trepidazione quel momento.
Il CTR è uno dei percorsi di bike-packing più lunghi e gratificanti negli Stati Uniti, qui trovi di tutto.
Una vera
"bastonata" con la B maiuscola.
Centinaia e centinaia di chilometri di single-track condite con infiniti tratti di portage e spinta in quota, tra sassi, rami, fango, senza escludere poi anche le tecnicissime discese, spesso da fare a piedi. Centinaia di chilometri senza possibilità di rifornimenti, dove non puoi permetterti di rimanere senza cibo, o tantomeno acqua, che lungo il percorso non è sicura ed è assolutamente da purificare.
Chiamarla una battaglia è senza dubbio riduttivo.
 















(foto da sito Colorado Trail)
 
Ah dimenticavo… una sciocchezza…
 
La gara quest’anno parte da Durango a 2000 metri di altitudine, si sale in pochi chilometri per poi continuare il percorso mediamente tutto oltre i 3000 metri di quota, cavalcando lo spettacolo delle sue Montagne Rocciose, con passi fino a 4000 metri, per circa 900 km e 23.000 mdi dislivello.
Spesso i pomeriggi in quota, per via della stagione estiva dei monsoni, sono interessati da improvvise tormente e violenti temporali, con potenti grandinate e fulmini che si scaricano in continuazione su qualsiasi punta.
Quest’anno poi è un’estate veramente anomala per quei luoghi, è nevicato moltissimo e addirittura ancora proprio la scorsa settimana.
Il percorso, ancora adesso, presenta tratti impraticabili per la neve alta e i moltissimi alberi abbattuti dalle valanghe.
Mancano ancora una ventina di giorni alla partenza e sicuramente ci sarà un notevole miglioramento.
In ogni caso si parla già di un’edizione molto difficile.
Questo è quello che a grandi linee troverò sul CTR, direi il massimo per un appassionato di gare avventurose no stop.
 
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